Nightguide intervista i Black Tail

Nightguide intervista i Black Tail


You can dream it in reverse è il nuovo album dei laziali Black Tail: con nove album e 47 minuti di musica indie, originale e indipendente, I Black Tail firmano il terzo capitolo della loro discografia. Nati nei boschi fuori Boston nel 2012 e tornati poi in patria, i Black Tail fondono con una tranquillità invidiabile l'attitudine statuinitense all'indie italiano, creando un album fatto di riverberi ed eco anni '60, interferenze, nastri sporchi e registrazioni ambientali lo-fi, con l'allusione ai demo registrati in camera pieni dei disturbi da nastro magnetico usato e riusato. Registrato al VDSS Studio, come I precedenti Springtime e One day we drove, You can dream it in reverse è uscito il 13 Marzo.
Questa intervista è stata realizzata prima della pandemia in corso, ogni attività live è da considerarsi sospesa.


Ho letto che vi riferite parecchio alla scena che c'era negli anni '90, le realtà indipendenti e tutte quelle novità che uscivano fuori quasi da sole, di una generazione incompatibile con i modelli di riferimento. Dreaming in reverse vuoi dire sognare al contrario, magari dalla fine verso il principio. E' per questo che si chiama cosi? Perché è il disco che avreste scritto allora? E cos'è che potete sognare alla rovescia?


Non è solamente un viaggio al contrario. Prima di iniziare la produzione, scherzando, ci siamo detti che suonare indie-rock era in fondo, un po' come cercare per tutta la vita di scrivere il disco che avresti voluto registrare quando ti sei innamorato della musica. Lo abbiamo detto con la giusta leggerezza, però è vero che quel tipo di imprinting si fissa, e resta in ciò che sarai. Per cui a un certo punto inizi a fare i conti, da un lato, con quello che eri, questa visione un po' divertente di un te adolescente, che pensa a ciò che suonerà negli anni, che si domanda se sarai sempre abbastanza forte da rimanere fedele e coerente con quell'amore incondizionato, e all'altro capo, hai il te adulto, impegnato a non dimenticare mai quando l'indie-rock ti ha dichiarato quella specie di rivoluzione silenziosa dentro. In questo senso, non è un viaggio solamente al contrario. Puoi procedere in due direzioni, da ovunque lo guardi, nell'amore per l'indie-rock, finisci per ritrovarci sempre un po' di te.


Domanda potenzialmente filosofica: ci sentivamo smarriti negli anni '90, ci sentiamo smarriti adesso. La società ci dava modelli che non ci rappresentavano allora, e ci da modelli che non ci rappresentano adesso. Non è che magari è il contorno che ha dei problemi, e non noi?
Il mondo sembra cambiare a velocità folli, però le persone continuano a spendersi e a lottare per cose non troppo diverse. Mi sembra che molti giovani abbiano oggi le stesse richieste sul piatto. Forse fa parte della naturale espansione e contrazione delle società in cui viviamo, quello che sicuramente possiamo testimoniare, è che non è mai stato facile, cercare quelle realtà più nascoste e che avessero un linguaggio più direttamente connesso col nostro modo di sentire. A un certo punto, e in varie decadi anche molto distanti tra loro, la musica ha saputo mettere in atto quei meccanismi di reazione: analizzare e fronteggiare la mancanza di circuiti e spazi, creandone. È questa, la forza straordinaria dei fenomeni indipendenti. Sono nati locali, fanzine, blog, riviste, e via via hanno influenzato anche i canali più convenzionali. Oggi siamo un po' a un punto di svolta. Il mondo musicale sta comunque mutando, quello mainstream è ovviamente anche oggi quello che era allora, e cosa sia l'indie ha perso dei margini netti, rispetto alla definizione che aveva per altri. Non so dirti se sia il contesto a farci sentire così, però sono grato di ciò che ho imparato, cercando altrove. Impari a riconoscere chi parla il tuo stesso linguaggio, e a creare legami non banali.


Siete stati comparati a un sacco di altre band quindi, due domande: a chi vi sentite davvero vicini, e vi dà fastidio o no questo avvicinarvi ad altre band?
Penso che chiunque sia arrivato al proprio percorso musicale, lo abbia fatto grazie alle influenze che ha ricevuto nel tempo, per cui sarebbe disonesto se provassi fastidio a essere accostato a qualcuno. Recentemente ho letto una biografia in cui molto brillantemente, si evidenziava come il processo creativo, generi altri processi creativi. Il concetto della musica come qualcosa che ispira gli altri e in qualche modo tramite questo, ti cambia la vita. È importante da tenere a mente, perché nessuno dovrebbe sentirsi dispensato dall'essere grato per ciò che ti ha spinto ad avvicinarti alla musica. O per quella canzone che un giorno ti ha cambiato o addirittura salvato la vita. Piuttosto, mi rende sempre curioso, capire cosa si legge nelle nostre canzoni, quale ispirazione intravedono gli altri in ciò che scriviamo, perché oltre che musicisti, siamo persone che amano infinitamente ascoltare musica - che era il motivo di esistere di quel sedicenne che guardi al contrario, in fondo - e il nostro ruolo da ascoltatori è assorbire e lasciarci emozionare. Quando, anche inconsciamente, quelle cose finiscono nei nostri brani, significa che abbiamo ascoltato la musica nel modo giusto: con attenzione, aprendoci a essa, e non per riempire un qualche sottofondo. Non mi interessa che si pensi che la musica di Black Tail sia nata dal niente, perché non è così: suoniamo per poter incontrare persone con cui parlare il più possibile di musica e dischi, di ciò che ci piace ascoltare in questo periodo, di cosa abbiamo amato negli anni. Per noi quella passione è viva, e parlarne con chi la condivide, è quanto di migliore possa esserci da musicisti. È  vero, negli anni ci hanno accostato a un sacco di musicisti, e io, per essere sincero, da ascoltatore, li amo tutti. Non so se questo risponde alla domanda!


Ora, indie rock è una definizione così vasta che a volte mi ci perdo. Cosa significa per voi?
Per noi è rimasta una scelta quasi politica. Non è una questione di contenuti, ma proprio di attitudine. Più che l'arrivo, è fondamentale il percorso. La strada per fare questo è più complicata, la dobbiamo condividere con tutto il resto delle cose importanti della nostra vita. Il lavoro, gli affetti, gli impegni. A volte percepisco quasi un senso di vergogna nei musicisti, nel dire questa cosa. Io penso sia invece una sorta di privilegio. Perché ti permette di mantenere il sogno reale e accettare pochissimi compromessi.


Domanda classica: avete qualcosa da dire a chi inizia a fare musica ora? Un consiglio, un'idea o anche un ma chi te lo fa fare?
Tutt'altro. Il nostro consiglio è “fallo, e cerca il più possibile di farlo senza perdere la consapevolezza di cosa sia per te la musica.” Per certi versi non è un Paese facilissimo, specialmente se miri a trasformarlo in una carriera, ma se lo fai cercando di non preoccuparti di questo, e di tenere a mente che può essere il modo più semplice di sentirsi umani, sicuramente ti darà molto più di ciò che ti aspetti in cambio.


Avete già quattro date fissate per You can dream it in reverse: c'è già altro in arrivo?
Purtroppo la situazione di questi giorni, l'emergenza sanitaria in corso, ha scompigliato un po' le carte. Avevamo due release party e cinque altre date già in programma, più altre in arrivo, interventi in radio e live acustici. Inutile dire che per ora la maggior parte della programmazione e della promozione è stata investita da questa situazione inaspettata e difficile per tutti. Speriamo che le persone tornino a stare bene presto, e che quando succederà, abbiano ancora più voglia di stare insieme, tornando riappropriarsi e magari apprezzare meglio ciò che le contingenze stanno temporaneamente sottraendo loro. Per quanto riguarda noi, stiamo approfittando per registrare delle live session, che magari faremo in tempo a trasmettere (su facebook e instagram metteremo tutti gli aggiornamenti) in attesa di tornare sul palco quanto prima. E' solo una festa rimandata.

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