Nightguide intervista John Baizley, voce dei Baroness dopo il loro concerto con i Volbeat a Milano

Nightguide intervista John Baizley, voce dei Baroness dopo il loro concerto con i Volbeat a Milano

Gold & Grey, l'ultimo album nel corpus delle pubblicazioni caleidoscopiche dei Baroness, è uscito il 14 giugno scorso.
Una delle uscite rock più attese dell'anno, l'album di 17 tracce sta collezionando riconoscimento dopo riconoscimento, con fan e critici musicali entusiasti della raccolta prodotta da Dave Fridmann (The Flaming Lips, Mogwai). Consequence of Sound ha premiato l'album con una “A”, descrivendo Gold & Gray come “il culmine di tutta la loro passione e disciplina”, mentre MetalSucks ha ampliato questa idea, dicendo “È giusto che la serie cromatica iniziata con il Red Album chiuda con una profonda autoanalisi come questa. Spontaneamente malinconico e corroborante, Gold & Gray racchiude perfettamente il modo in cui i Baroness si distinguono per raggiungere picchi splendenti e discendere in cupe valli.”

“L'idea, inizialmente, era di fare solo la tradizionale ruota dei colori, che è di sei colori”, spiega Baizley in un'imminente cover story di Revolver. “L'arancione è l'ultimo sulla ruota, quindi chiamarlo Gold & Grey è il nostro modo di evitare di chiamarlo Orange - che non sarebbe stato un titolo molto interessante, quindi questo è il modo di avvicinarci di più. Ho ascoltato tutti e cinque gli album [Baroness> di seguito e questo disco è come se ne facesse parte. E non so il prossimo cosa sarà, ma sembra anche che 12 anni possano essere abbastanza lunghi per inseguire un'idea”.

BARONESS sono John Baizley (voce/chitarra), Gina Gleason (chitarra), Nick Jost (basso) e Sebastian Thomson (batteria). I BARONESS hanno ricevuto una nomination ai GRAMMY® Award per la canzone “Shock Me” (dall'album del 2015, “Purple”) nella categoria “Best Metal Performance”. “Purple” ha ricevuto critiche entusiastiche in tutto il mondo, con Pitchfork che ha affermato che esso contiene “alcune delle canzoni più grandi e potenti che i Baroness abbiano mai scritto”, mentre Mojo ha proclamato che “i Baroness hanno realizzato il loro capolavoro”. L'album ha ricevuto numerosi riconoscimenti di fine anno tra cui “Shock Me” al # 10 su Entertainment Top 40 Songs del 2015, si è piazzato al n. 6 della classifica di Pitchfork's Best Metal Albums del 2015 e # 7 nella classifica 20 Best Metal Albums del 2015 di Rolling Stone.

Abbiamo incontrato John Baizley poco dopo il concerto di Milano, lo scorso 14 ottobre al Fabrique di Milano, e questo è il resoconto della chiacchierata che ci siamo fatti.

NG. Due giorni fa vi siete esibiti al Fabrique di Milano in apertura ai Volbeat e il concerto è stato davvero un  successo. Era la prima volta?
JDB. Questa era la prima...abbiamo fatto alcuni festival in diverse estati con loro, ma questo è stato il primo tour insieme. E' bello essere a questo punto, è divertente.
 
NG. A giugno siete usciti con questo nuovo album e mi è capitato di leggere alcune dichiarazioni che avevate fatto prima dell'uscita in cui vi dimostravate molto entusiasti, fieri e speranzosi per questo nuovo lavoro che rappresenta la fine di un percorso lungo 13 anni. Adesso, dopo tre mesi dall'uscita, come pensi siano andate le cose?
John Dyer Baizley. Personalmente non possiamo che essere soddisfatti di quello che abbiamo fatto e di come stiano andando le cose. Vedere così tanta approvazione da parte dei nostri fan e della critica, ci rende orgogliosi. Sinceramente però ti devo dire che siamo molto sorpresi da quanto positivamente sia stato ricevuto il disco, anche dalla stampa: ci ha preso di sorpresa e credo che sia stato positivo per noi perchè ci ha dato la spinta e la confidenza di cui avevamo bisogno per lavorarci davvero bene, ed è stata una gran bella corsa.
 
NG. Ho visto che sarete in tour per mesi senza riposo.
JDB. Esatto (ride)
 
NG. Vorrei sapere: avete detto che questo disco è un pezzo di un grosso puzzle della vostra carriera: quale punto rappresenta nella vostra carriera ora? perché non credo sia solo la fine del viaggio cromatico. Ho ascoltato la musica ed è abbastanza complicata, non è di facile ascolto.
JDB. Si, è la cosa più caotica e labirintica che abbiamo mai fatto per ora, poco ma sicuro. Credo che in un certo senso sia un modo per chiudere un capitolo della band e aprirne un altro, per quanto sdolcinato possa sembrare. Credo che per me, personalmente, il disco sia, forse, la più chiara dichiarazione d'intenti che abbiamo mai fatto: ogni disco che abbiamo fatto rappresenta una parte della nostra evoluzione, e spingiamo sempre avanti verso nuovi territori, e credo che in questo disco ci sia tutta l'evoluzione che abbiamo subito, come se avessimo davanti un enorme autostrada aperta con una moltitudine di direzioni fra cui scegliere che comunque partono dal punto centrale che abbiamo creato, e credo che questo sia importante per noi. La mia paura più grande è diventare ripetitivi, riscrivere la stessa roba continuamente. Non è tanto per la reputazione, ma la ripetizione nella musica, o anche solo la rifinizione del sound per renderlo sempre migliore ti rende annoiato, e rende molto difficile andare avanti. Yellow e Green sono album di un certo tipo, Black e Blue cambiano: stiamo cercando di migliorarci sempre, ma restando sempre in mutamento costante. Questo implica tecnica e soundwriting, entrare davvero nei meccanismi della musica: l'anima, il beat, il ritmo sono fondamentali per creare musica potente e significativa.
 
NG. Quando avete iniziato questo viaggio e avete deciso di rappresentarlo con una scala cromatica, avevate un'idea dei capitoli di questa storia o è stato un processo che si è lasciato scoprire via via?
JDB. Credo sia sempre più eccitante avere in testa un concetto che ti permette un'interpretazione completamente aperta. E' molto difficile avere paletti molto stretti, che siano il volume o la lingua: rischi di metterti all'angolo da solo, e credo sia chiaro per chi ci ascolta che non siamo interessati a farlo. Questo disco è successo in modo naturale, in due modi: è stata sia una reazione che un'improvvisazione. Non so come è successo, è successo e basta: quindi direi che non avevamo un'idea precisa all'inizio, ma abbiamo lasciato che le cose accadessero come dovevano accadere.
 
NG. Ho letto che sei anche un pittore, fai le copertine da solo. Ora che questo viaggio è finito credi che i colori dei vostri dischi siano stati dati ai dischi giusti al momento giusto?
JDB. Si, credo di si, e credo di dover essere chiaro su una cosa: quando dico che qualcosa è finita non lo intendo come il capitolo di un libro, è più come un periodo. L'idea dei colori è nata 13 anni fa, ed è un'idea che ha avuto bisogno di 13 cazzo di anni per svilupparsi. Ora è fatta, e l'abbiamo superata: ma non deve per forza succedere qualcosa di nuovo o drastico, non sappiamo cosa succederà e non ci siamo dati regole per continuare. Potremmo davvero andare avanti per sempre in questo modo, e credo sia il modo più interessante per vedere cosa succederà.
 
NG. Ti ho chiesto del significato dei colori assegnati ai vari album perché trovo interessante che abbiate scelto “Gold & Grey” invece di scrivere semplicemente Orange, e nella terapia dei colori l'arancio è armonia interiore, saggezza e autocoscienza, perfetto per la fine di un viaggio.
JDB. Non conosco davvero ogni singolo significato dei colori che abbiamo scelto (ride), credo che per me fosse più a proposito di un dualismo, la natura doppia delle cose: è per questo che il disco si chiama “Gold & Grey”, perché sentivamo che ci fosse qualcosa di binario in tutto questo lavoro. Un lato armonico e uno caotico e incontrollato, e avere questi due lati è stato molto positivo per il disco.
 
NG. Ore ci sono piani per il futuro dopo il tour?
JDB. Ci saranno parecchi altri tour dopo questo.
 
NG. E ci sono piani anche per quanto riguarda il lavoro di registrazione? Adesso iniziate il nuovo periodo.
JDB. Non staremo con le mani in mano.
 
NG. Ok, l'ultima domanda prima di lasciarti: se dovessi pensare a tutto il passato che ti ha portato qui cosa significa la musica per te in tre parole?
JDB. Espressione, cura...e comunicazione.

 
Intervista a cura di Luigi Rizzo

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