Nightguide intervista Jojo Mayer, batterista leggendario presto in Italia con i suoi Nerve

Nightguide intervista Jojo Mayer, batterista leggendario presto in Italia con i suoi Nerve

Sergé "Jojo" Mayer (nato il 18 gennaio 1963) è un batterista virtuoso svizzero nato a Zurigo e attualmente residente a New York City.
Mayer è il figlio del musicista e bassista itinerante Vali Mayer e ha iniziato la sua carriera come batterista in tenera età, ricevendo il suo primo set di batteria all'età di due anni.
Jojo Mayer è noto per riunire jazz, batteria e basso, giungla e altre influenze. È anche famoso per la sua capacità di suonare i ritmi della musica programmata di jungle drum 'n bass su batteria acustica, definendo questa tecnica "reverse engineering", una frase presa in prestito dall'informatica.

È considerato uno dei migliori batteristi della storia della musica, nonché il leader del live trio elettronico Nerve che presto si esibirà in italia in due date a Bologna il 18 ottobre ed una a Milano il 19 ottobre.
Il collettivo sperimenta un ampio spettro di stili elettronici, dalla vecchia scuola Jungle alla Dub Step, Minimal e Tech House. Il gruppo unisce la tradizione jazz dell'improvvisazione ai ritmi e alle evoluzioni stilistiche tipiche dell'era digitale, in una continua commistione musicale che, in effetti, sfugge ad un'unica categoria di genere.
 I Nerve sono: Jojo Mayer (batteria), John Davis (basso), Jacob Bergson (tastiere), Aaron Nevezie (sound and audio manipulation).
Ho avuto il grandissimo piacere ed onore di parlare qualche giorno fa con Mr Mayer tramite Skype che ha intrattenuto con me una delle più interessanti e ricche conversazioni che io abbia mai avuto con un artista.
La sua idea di arte e di vita è molto chiara e permeata di una libertà espressiva che solo i veri artisti possono vantare.

NG. È un grande onore parlare con te, non capita tutti i giorni! Amo la tua musica e sono molto emozionato. Ho visto il tuo programma su facebook e sei in tour da più di un anno senza sosta!
Jojo Mayer. Si, non con i Nerve ma con altri miei progetti!

 
NG. Produci tantissime cose sia con i Nerve che con gli altri progetti, quindi ho visto che l'ultimo album è uscito più di un anno fa.
JM. Si era un album acustico!

 
NG. Quindi è ormai passato per te!
JM. Si! ahah

 
NG. C'è qualcosa che verrà pubblicato a breve?
JM. Si c'è un album che sta per uscire; è già in pre-order, si chiama “Music For Sharks”!
È un album concettuale, è diverso da quello che facciamo di solito, l'ultimo era completamente acustico, questo è un ritorno al suono elettronico ma è più programmatico, come una soundtrack. Abbiamo fatto questa musica cosi che il pubblico possa immaginare una sorta di documentario sugli squali. Sono un po' un fanatico per gli squali.

 
NG. Ho visto che ami gli animali pericolosi!
JM. Si! Sono cresciuto con animali pericolosi, mio padre, che è anche un musicista, ha studiato zoologia quindi è molto esperto di questo tipo di animali e quando ero piccolo ero circondato da coccodrilli e serpenti. Ma per gli squali è sempre stata una mia passione, ho una collezione di modellini di squali.

 
NG. Amo anche io gli squali, ho un sacco di libri a riguardo a casa. Sono degli animali perfetti, una macchina per uccidere perfetta e uno dei pochi animali che è rimasto immutato nei migliaia si anni dalla sua comparsa e non sono così cattivi come li vogliono far vedere nei film.
JM. Si paradossalmente gli umani sono più assassini di loro e per motivi diversi non solo per la nutrizione!

 
NG. Tornando a noi, ho guardato più volte il documentario sul tuo sito ed è davvero interessante; mi ha dato l'idea che non sei mai stanco o esausto e mai soddisfatto pienamente di quello che fai.
JM. Penso di essere una persona curiosa, penso che l'arte sia qualcosa che posso usare per spingermi nel mio futuro e vedo chi sono come artista, come musicista; sono un racconta storie, creo narrative e le narrative che amo sono sempre ispirate a persone venute prima di me e non solo del mondo della musica, come Miles Davidson, Jimmy Hendrix ma anche Stanley Kubrick, Van Gogh, quei ragazzi si sono catapultati nel futuro, è una cosa che mi è sempre piaciuta ed è molto importante perché purtroppo è una tendenza umana che ogni grande idea venga corrotta e trasformata in una vetrina per cazzate. Socialismo, Christianity, Jazz, quindi è importante che in arte creiamo sempre cose nuove non tralasciando i nostri valori. Grandi artisti hanno fatto il jazz in passato, non puoi più farle quelle cose, come con il pop, il rock, R n B ed è lo stesso con ogni forma d'arte che è stata creata da persone che hanno sentito il bisogno di inventare un nuovo linguaggio per trasmettere qualcosa che non si poteva esprimere con i linguaggi che avevano già.
Per esempio Stanley Kubrick, con Space Odyssey, ha creato una storia e un visual che noi non avevamo a disposizione che è quello delle persone sulla luna e io impazzisco per questo tipo di energia: guardare al futuro, preparare noi stessi, creare un nuovo linguaggio così che possiamo evolvere!
Parlavamo degli squali, in confronto a loro, noi non siamo perfetti ovviamente e dobbiamo migliorare e credo che la cultura e l'arte siano il modo per farlo.

 
NG. In ogni epoca c'è stato qualcuno che ha creato qualcosa di innovativo e molte volte non veniva compreso, non nel loro tempo almeno, ma compreso anni dopo. Ma cosa succede ora è che come hai detto tu: il jazz non si può toccare, il rock è morto, e non si possono fare le stesse cose? Ci sono tante cose che non accettiamo e non vogliamo cambiare, probabilmente perché adesso facciamo tutto di fretta e tutto cambia velocemente e non abbiamo il tempo di aspettare quegli anni necessari per comprendere un nuovo linguaggio.
JM. Si e no. Si ci sono sempre state persone che non sono mai state capite. Prendiamo Van Gogh, non ha mai venduto i suoi quadri, è morto povero e poi dopo la sua morte delle persone importanti hanno scoperto i suoi lavori e hanno detto “ok questo ragazzo sapeva il fatto suo”. Non è stato così per Picasso o anche per Hemingway, ma Picasso aveva capito l'impatto che stava dando alla società quindi se vuoi essere un artista di successo devi capire la mitologia o altri tipi di lavori, non puoi stare solo all'interno dell'arte. Questa è la differenza in un artista che riesce a fare soldi: il capire che tipo di impatto può dare alla società.
Per creare un movimento culturale come nei secoli passati abbiamo bisogno di un pubblico critico e per averlo abbiamo bisogno di una piattaforma; quella fisica sta scomparendo, molte delle cose che accadono ora sono su piattaforme digitali, noi ora per esempio stiamo parlando al computer. Le cose che scopriamo sono grazie ad un link che ci passa qualcuno e ti dice “hey check this out!” Quindi quello che sta succedendo credo sia che ci sia lo stesso o anche maggiore livello di creatività che c'era nel passato, ci sono persone che hanno le potenzialità per essere come Bob Dylan o Prince o Led Zeppelin, Hendrix, tutti i grandi, ma per essere Hendrix non puoi solo saper suonare bene la chitarra, hai bisogno di una società che ti appoggi. Parliamo di musica ma è un problema generale, alcuni di quei potenti mondi mitologici come l'hip pop, rock, jazz, New York, l'arte, sono stati adottati dalle cooperazioni commerciali che ci mettono dentro schifezza, non sono più puri come una volta. New York ora fa schifo, non è un bel posto, è diventata come Venezia, una Disneyland, è solo un supermercato che importa cose. Vivo a New York da più di trent'anni ma ogni volta che scopro qualcosa a New York arriva sempre dal Portogallo, Colombia o qualche altro posto lontano. Siamo in un momento in cui il business è importante per la distribuzione. Oggi nel music business il 5% degli artisti fa l'85% dei profitti e il restante 95% dei musicisti che fa musica professionalmente prende il 15% della torta. Chi vive bene è solo quel 5% e chi controlla questo 5% sono Live Nation, Ticketmaster, e grandi società come queste. Se guardi le raccomandazioni di Spotify il suo algoritmo vede cosa ti piace e ti propone qualcosa di simile per fare più ascolti, ma quello che sta succedendo è che tutto sembra uguale.

 
NG. Ovvio, perché a loro importa solo mandare avanti il loro business!
JM. Le decisioni che dovrebbero essere prese dagli umani ora sono prese dagli algoritmi. C'è qualcuno che compara i dati degli algoritmi per aumentare i profitti non per creare un'esperienza umana o far crescere noi stessi, quindi io come artista, per rispondere alla tua domanda, quello che posso fare è solo essere responsabile per quello che faccio con la mia piattaforma e creare qualcosa che incuriosisca le persone per il massimo potenziale delle nostre menti e soprattutto voglio fare in modo che le persone comincino a pensare e a provare emozioni. Questa è la cosa più pericolosa del nostro tempo, le persone si dimenticano di pensare e quando una società smette di pensare di solito la catastrofe è vicina.

 
NG. Sono completamente d'accordo, ho fatto la stessa conversazione qualche giorno fa.
JM. È l'argomento più importante su cui potremmo discutere in questo momento!

 
NG. Pensi che siamo ancora in tempo?
JM. Sono un ottimista, se non fossi stato ottimista non sarei qui a farmi intervistare da te, avrei solo guardato la televisione o qualche film, ma negli anni 70 uno scienziato ha detto che la società umana gli ricordava una persona con un problema di dipendenza. Dunque una persona dipendente, smette di esserlo quando comincia a rischiare la morte.

 
NG. L'uomo ha bisogno di spingersi quasi al di là del limite per “svegliarsi”.
JM. Esatto! Con il genere umano è la stessa cosa, il problema è che se il genere umano prova un'esperienza di morte diventa troppo tardi! Ma si cerco di essere positivo.

 
NG. Torniamo alla musica, mi è davvero piaciuto sentirti suonare sia nelle Jazz session che in quelle elettroniche! C'è qualcosa in questi due generi di musica che ti permette di esprimere parti diverse della tua personalità o è lo stesso?
JM. Per me è interessante l'improvvisazione, mi piace reagire velocemente alla musica e se questo funziona diventa un'esperienza magica non solo per il performer ma anche per lo spettatore.

 
NG. Se dovessi descriverci cosa rappresenta per te la musica usando solo 3 parole, quali sceglieresti?
JM. Emozione. Crescita. Identità. 

 
NG. Ultima domanda: pensando al tuo percorso, quali sono i tre album che non potrebbero mai mancare nella tua collezione?
JM. “Black Market” dei Weather Report; “Revolver” dei Beatles; “Four & More” di Miles Davis.

 
Intervista a cura di Luigi Rizzo.

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